Stato, finanza e grandi imprese trattano il Mezzogiorno come territorio da sfruttare e abbandonare. I lavoratori possono trasformare l’emergenza in un nuovo protagonismo collettivo, capace di rompere decenni di precarietà e marginalità. di Mario Garofalo La nuova crisi dell’ex Ilva, come tutte le sue crisi precedenti, appare come il risultato diretto di un modello economico che considera il Sud un serbatoio di manodopera sfruttabile e un territorio destinato a vivere tra incertezza, inquinamento e abbandono. Governi e gruppi finanziari discutono “piani di salvataggio” costruiti su criteri lontani dalle esigenze reali delle comunità, mentre migliaia di lavoratori del Mezzogiorno affrontano l’ennesima tempesta sociale e industriale. Il nodo è chiarissimo: lo Stato interviene al servizio del capitale, tutelandone gli interessi strategici e lasciando i lavoratori in una condizione di debolezza crescente. L’aumento del rating del debito pubblico viene celebrato come un trionfo, pur ra...
Controsud è uno spazio di ricerca critica che interpreta la storia dal punto di vista del Sud e delle classi subalterne, dal pre-Risorgimento all’Unità d’Italia. Pur senza rinnegare l’ideale unitario, evidenzia fratture, rapporti di forza ed egemonie tuttora presenti. Curato dallo storico Mario Garofalo, intreccia passato e presente per leggere la questione meridionale in chiave politica e comprenderne il ruolo nell’Italia contemporanea