di Natale Cuccurese
Il Sud oggi si dibatte fra Autonomia differenziata e sottrazione dei fondi del Pnrr e appare ancora una volta come una colonia depredata ed abbandonata.
Terra di conquista, di sfruttamento ed abbandono, che ha dato vita in passato a focolai di lotta e di rivolte contadine, movimenti di occupazione delle terre, per il salario, per il diritto al lavoro e alla casa, femministi, di conflittualità urbane lungo tutto il 900. Tutte immancabilmente rivoluzioni tradite. Il Mezzogiorno ha visto nella Storia italiana diverse fasi di cooptazione delle sue classi dirigenti dentro fasi di sviluppo asimmetriche funzionali alle varie modernizzazioni capitalistiche. Passando dalla disgregazione dell'antico regno col passaggio allo stato liberale, poi al fascismo, per poi passare alla Repubblica di stampo democristiano con le sue clientele utili al mantenimento dello status quo nel Mezzogiorno. Sono state tutte possibili rivoluzioni tradite, quelle che Salvemini definiva "Rivoluzione del ricco", cioè utili solo a certe classi sociali e a determinare la nascita e crescita del capitalismo di stampo padano e a danno dei territori "conquistati" dal nuovo Stato unitario.
È possibile ipotizzare una presenza di sinistra autonoma culturalmente e politicamente non subalterna e non minoritaria, cioè di pura testimonianza? Penso proprio di sì!
Doveroso infatti rimarcare che il Sud già dall'apparizione di Draghi e del suo governo infarcito di leghisti e neo liberisti, è stato completamente cancellato non solo dall'agenda politica, ma anche dal dibattito dei media. Peggio ancora con Meloni ed il suo governo: il più antimeridionale della storia.
E' questa dell'esclusione a prescindere del Mezzogiorno, una visione asfittica e provinciale che con la costruzione della UE dell'asse franco-tedesco e tramite la cessione sempre maggiori di quote di sovranità ha marginalizzato l'Italia nel suo insieme come uno stereotipato Sud. D'altra parte tutta Italia è Sud, Sud d'Europa.
In questo scenario la collocazione economica e politica del Sud d'Italia diviene ancora più difficile e compromessa con l'uso di semplici palliati, fino a rasentare la non rappresentanza. Si mira oggi a sganciare la "colonia interna" Mezzogiorno, dopo averla ben sfruttata e privata di diritti teoricamente garantiti dalla Costituzione, dal treno delle Regioni ricche del Nord Italia che, come da desiderata europei, non devono perdere l'aggancio con le altre Regioni ricche d'Europa in un ipotetico e virtuoso traino, prima di creare una Europa a due velocità, sganciando le Regioni del Sud Europa e trasformandole in mercato di manovalanza a basso costo, "carne da cannone" con l'avvicinarsi di una nuova guerra, ricordando che l'Esercito Italiano è composto per il 72% da meridionali. Questo è infatti il risultato della crisi politica, culturale, morale ed economica che ha investito il Paese, ed il Mezzogiorno in particolare, negli ultimi trent'anni e che ne sta rendendo sempre più incerto il suo cammino democratico. Questo è in sintesi lo scopo non manifesto dell'Autonomia differenziata, non a caso "sponsorizzata" dal Governo Meloni.
Urge quindi creare una risposta credibile che invece di cervellotiche decisioni sempre a vantaggio dei territori più ricchi, spesso dettate da stereotipi e discriminazioni territoriali, programmi per il Sud politiche di sviluppo e di investimento, principalmente per creare posti di lavoro e combattere l'atavico problema della disoccupazione, considerando che, in modo particolare negli ultimi trent' anni, guarda caso dalle prime affermazioni elettorali della Lega Nord, la forbice degli investimenti pubblici è andata a divaricarsi sempre più fra Nord e Sud del Paese, con una spesa costantemente maggiore, di almeno cinque volte, al Nord anno su anno. A questa visione liberista si sono sommati i disastri della pandemia gestita "da Roma" come sempre in una visione monoculare di classe e territoriale. Ne sono testimonianza il livello di disoccupazione e di povertà assoluta che non hanno eguali in Europa, l'assenza di servizi anche minimi, come per gli asili, lo stato di disastrosa arretratezza o assenza delle infrastrutture, che hanno come risultanza la desertificazione demografica.
Nel silenzio mediatico aumentano così sottrazione di risorse e discriminazioni di tutti i tipi.
Non permettiamo che questo accada, diamo voce e risposte concrete e percorribili ai cittadini e ai territori del Mezzogiorno. Facciamo capire anche nelle parole oltre che nei fatti la nostra vicinanza ai cittadini tutti che non sono di serie B, come vorrebbe l'Autonomia differenziata.
L'evidenza attuale è che il Sud alla fine dell'attuale commedia politica, gestita dal governo più antimeridionale e classista della storia della Repubblica, ben supportato nell'inganno da immancabili politici del Sud evidentemente interessati al mantenimento dello status quo, si ritroverà come sempre con un'elemosina, così come è capitato per il Pnrr, e con l'Autonomia differenziata in dirittura d'arrivo. Data la situazione drammatica in cui versa la democrazia nel nostro Paese è facile capire come la balcanizzazione del Paese, prevista da tempo da molti osservatori, sia dietro l'angolo se non si interviene rapidamente per eliminare le sempre più insopportabili differenze ed iniquità territoriali. Bisogna capovolgere la prospettiva geografica e in ottica euromediterranea iniziare ad operare politicamente per costruire tutti insieme una coscienza collettiva del Sud che possa controbilanciare la logica che vede il Mezzogiorno solo come una Colonia interna estrattiva. E' ovvio che questo può avvenire solo in un'ottica progressista e deve necessariamente fare leva con chi non è compromesso da decenni di connivenza politica e finanziaria con il "fronte del Nord", al fine di dare una degna rappresentanza ai territori del Sud. Il tutto non in ottica revanscista, ne farebbe una Lega del Sud, ma solo di equità nazionale, in rispetto dei principi costituzionali e andando a creare una sinergia di sviluppo positiva per tutta la Nazione, ma soprattutto per tutti i cittadini, del Sud così come del Nord.
In tutto questo disastro, come maturo da tempo, per costruire l'alternativa popolare progressista alle parole d'ordine: antiliberista, ambientalista, anticapitalista, antifascista, femminista e pacifista, bisogna sdoganare, aggiungere e sottolineare anche il termine meridionalista. Il meridionalismo infatti non è una corrente politica, ma un'attività di ricerca e di analisi storica ed economica sulla Questione Meridionale al fine di risolverla. Bisogna pertanto unirsi tutti su più battaglie, in questo caso sul Mezzogiorno dandogli voce e rappresentanza. La sinistra può ripartire solo da Sud.
Diamo ai suoi cittadini una speranza concreta, una alternativa credibile, un motivo per poter continuare a vivere a lavorare in Italia, per programmare un futuro degno per tutti i cittadini da Sud a Nord senza più discriminazioni e nel rispetto di quella Costituzione nata dalla Resistenza e donataci dai padri fondatori della Repubblica, che da tempo è tradita e calpestata partendo dalla difesa dei diritti elementari dei cittadini e del territorio.
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