Di Mario Garofalo
Il Sud italiano appare ancora oggi come terra conquistata dai poteri economici e politici. Ogni anno, le festività richiamano i figli lontani verso le proprie famiglie, mentre le compagnie di trasporto elevano i prezzi dei biglietti a livelli scandalosi. Le tariffe astronomiche colpiscono i cittadini meridionali, trasformando il desiderio di tornare a casa in una prova di resistenza economica. Chi decide di partire per mete europee paga cifre contenute, mentre il viaggio verso la propria terra assume il volto di vessazione. Questo squilibrio manifesta chiaramente il ruolo del Sud come colonia interna, spremuta per interessi privati e per la crescita delle lobby.
Il governo e le istituzioni intervengono con parole vuote, rassicurazioni inefficaci e promesse che evaporano davanti all'evidenza dei fatti. La politica dello Stato unitario continua a costruire legittimità sulla subordinazione dei meridionali, perpetuando disuguaglianze e strutture gerarchiche. Le dichiarazioni di uguaglianza davanti alla legge restano ipocrite, poiché la distribuzione reale delle opportunità rimane profondamente sbilanciata.
La questione meridionale emerge così come problema storico, culturale e sociale: il Sud resta vittima di secoli di rapporti di potere asimmetrici e di sfruttamento sistematico. La speculazione sui trasporti diventa simbolo del dominio economico, strumento di oppressione che colpisce chi ama la propria terra. Ogni viaggio verso casa assume significato politico, ogni biglietto pagato con sacrificio rivela la violenza dei rapporti di forza.
Solo con coscienza critica, organizzazione collettiva e lotta per la redistribuzione reale delle opportunità il Sud potrà liberarsi dalle catene dell'ingiustizia. Il ritorno a casa a Natale deve trasformarsi da sofferenza economica in diritto inalienabile, fondamento di dignità e libertà. Il silenzio davanti alla sopraffazione serve chi domina, l'azione consapevole serve chi resiste.

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