di Mario Garofalo
A Rionero in Vulture, ogni anno, succede qualcosa che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Terra di lotte, di ribellioni e di memoria, patria di Carmine Crocco, il generale dei briganti, e di Giustino Fortunato, che provò a raccontare il Sud che soffriva e resisteva. Qui, tra le mura del vecchio carcere borbonico che oggi ospita il Museo del Brigantaggio, la Pro Loco riaccende la storia, fa parlare chi ha lottato e chi ha scelto la fuga come unica possibilità.
Briganti o Migranti non è un evento per curiosi: è un richiamo a guardare la realtà con occhi diversi. Il brigantaggio racconta la storia di chi ha opposto resistenza a chi voleva cancellare la dignità del popolo, di chi ha cercato libertà e sopravvivenza contro un mondo ingiusto. Quest’anno, il tema “La fuga nel mondo brigantesco” ci porta dentro queste vite, ci fa capire che ribellarsi, partire, cercare un altrove è una necessità che attraversa i secoli. La prof.ssa Maria Scerrato e Valentino Romano guideranno chi vuole ascoltare, chi vuole capire, senza filtri e senza menzogne.
La storia non sta nei libri polverosi: si sente nelle piazze, nei vicoli, nelle strade. Lo spettacolo itinerante tra le vie del centro storico non è teatro per intrattenere: è memoria viva, è il richiamo dei vinti e dei dimenticati, è l’invito a camminare sulle loro tracce e a non voltarsi dall’altra parte.
Oggi, quando tutto sembra ridursi a slogan e paura dell’altro, Rionero ci ricorda che chi fugge, chi resiste, chi cerca libertà, racconta sempre la stessa storia: quella di uomini e donne che si rifiutano di piegarsi. Briganti e migranti sono volti diversi della stessa umanità che cerca dignità.
E allora, lettori, partecipate, ascoltate, guardate. La memoria dei ribelli è un insegnamento che non possiamo ignorare: conoscere il brigantaggio significa comprendere il Sud, i suoi lutti e le sue speranze, e scoprire che la lotta per la libertà è una sola, oggi come ieri.

Commenti
Posta un commento