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Visualizzazione dei post da settembre, 2025

“A terra è a nosta e nun s'ha da tuccà”: Michelina, Leila e la memoria che brucia

D Mario Garofalo  C'è una frase, antica come il dolore e resistente come le radici che affondano nella terra: "A terra è a nosta e nun s'ha da tuccà". Parole che potrebbero sembrare rozze, istintive, ribelli. E forse lo sono. Ma dentro quel grido che si leva dai secoli c'è qualcosa di più profondo: un'urgenza di appartenenza, un desiderio di giustizia, un atto disperato contro l'oblio. Oggi voglio portarvi in ​​un viaggio scomodo. Lo so, non è facile guardare la Storia con occhi che non sono quelli del vincitore. Ma è necessario. È un atto di onestà intellettuale. È il dovere di chi fa informazione. Da un lato, Michelina De Cesare, detta "la brigantessa". Nata nel cuore del Sud postunitario, Michelina fu una delle tante voci che si sollevarono contro quello che venne chiamato Risorgimento ma che, per molti, fu semplicemente invasione e colonizzazione. Perché il Regno d'Italia è stato un criminale, una natura selvaggia da eliminare. Per la sua...

5 giugno 1830 – Rionero in Vulture

Di Mario Garofalo  Mi accingo a scrivere non senza una certa riluttanza epistemologica, consapevole che ogni tentativo di restituzione, attraverso la scrittura, la densità storico-antropologica di una figura come quella di Carmine Crocco rischiando inevitabilmente di scivolare o nella trappola celebrativa della contro-mitopoiesi, o nell'astratta e neutra sterilità dell'analisi archivistica. Ma se vi è ancora spazio, nella storiografia meridionalista, per un pensiero che non si lasci ridurre né a revisionismo né a revisionismo del revisionismo, allora l'elaborazione di Crocco come dispositivo discorsivo – prima ancora che come personaggio storico – merita una riflessione più avvertita, meno accessibile, forse, ma più rigorosa. Nel mio lavoro di ricerca sulle forme subalterne di agency politico-sociale nell'Italia post-borbonica, Crocco si presenta come un "soggetto liminale", ma anche come un agente di contro-istituzionalità: non semplicemente un leader carisma...

Il brigante come soggetto subalterno: genealogia di una insorgenza contadina e critica della nazione

Di Mario Garofalo  "Quando gli ultimi si muovono, talvolta lo fanno per riformare l'ordine: spesso tentano, con la sola forza che hanno, di rovesciarlo". Nel discorso storico dominante sulla formazione dello Stato italiano, il Mezzogiorno appare spesso come una zavorra, un'appendice refrattaria al progresso, oppure come terreno di devianza e arretratezza. All'interno di questa narrazione coloniale, il fenomeno del brigantaggio è stato archiviato nella categoria rassicurante e criminalizzante del “disordine”. Eppure, nella polvere sollevata dai passi dei contadini armati si coglie qualcosa di diverso rispetto al semplice eco del caos: emerge il profilo frammentario e radicale di una soggettività subalternativa che insorge. Il brigante appare tutt'altro che un'anomalia nel racconto nazionale, costituendo piuttosto il suo specchio deformante: rivela la violenza originaria della modernità unificatrice, costruita attraverso espropriazione, annientamento e rimoz...